L’esodo degli armeni di Siria, a causa della guerra in corso, è la storia di una tragedia nella tragedia: la racconta Simone Zoppellaro nell’articolo “Da Aleppo a Yerevan: il dramma degli armeni di Siria” pubblicato oggi sulla testata online Osservatorio Balcani e Caucaso. Dall’inizio della guerra, decine di migliaia di armeni hanno abbandonato la Siria, trovando rifugio in diversi paesi. Si stima che, degli oltre 100.000 armeni presenti in Siria prima dell’inizio del conflitto, solo 30.000 si trovino ancora sul territorio. La piccola Repubblica d’Armenia ha accolto circa 12.000 profughi che si concentrano soprattutto nella capitale Yerevan e nel territorio conteso del Nagorno Karabakh. Sono molte le problematiche che gli armeni di Siria incontrano nel processo di inserimento, a partire dalle difficoltà linguistiche fino ai problemi legati alla disoccupazione. Simone Zoppellaro ci racconta la vita nei quartieri armeni della Siria prima della guerra e le iniziative dello stato armeno per facilitare il loro inserimento dopo la fuga dal Paese. Del resto, la prospettiva di un rientro in Siria appare assai remota mentre la guerra in corso si fa sempre più feroce. Risale a fine settembre la distruzione della chiesa di Deir al-Zor, che aveva un enorme valore simbolico per gli armeni in quanto fungeva da memoriale del genocidio. La chiesa era divenuta luogo di pellegrinaggio in quanto la città siriana di Deir al-Zor fu la destinazione a cui giunsero i pochi sopravvissuti allo Metz Yeghern, il “Grande Male”, termine con il quale gli armeni definiscono il genocidio perpetuato dai turchi ottomani durante la Prima Guerra Mondiale. Gli archivi della chiesa, risalenti al 1841, conservavano migliaia di documenti, che sono andati distrutti dopo l’attacco, così come le ossa di centinaia di vittime del genocidio, che si trovavano nella cripta.